venerdì 9 luglio 2010

Una mancanza.

Non capisco nulla. Ho studiato tanto, mi sono rivolto tante domande, a molte ho dato una risposta, ho sempre cercato di capire i fatti, gli eventi, gli atteggiamenti, i pensieri, le impressioni. Confidando nel meccanicismo scientifico, dove regna sovrano il principio di causa/effetto, ho sempre reputato che ogni cosa ha una spiegazione logica e razionale, non necessariamente matematica o semplice, ma matematicamente riconducibile a qualcosa che possa, oltre a spiegare, anche suggerire una possibile evoluzione o una serie diversamente probabile di scenari e situazioni nuove tutte legate e distinte, tutte logicamente inscindibili dall’evento considerato.

Tutto deve avere un senso, discutibile o comune, misterioso o evidente, segreto o notorio , semplice o complesso. E volendo cadere nella spirale estrema di spiegare anche questa stessa affermazione, anche a aquesta comunemente sensata affermazione possiamo dare senso; non occorrono costruzioni logiche così care ai matematici o calcoli indefinibili da ingegneri di laboratori specializzati, ma basta e avanza la comune esperienza, universalmente utilizzata quotidianamente per la comprensione dei fatti elementari della vita comune; essa è un mezzo assoluto, universale e completo e come tale dimostra l’evidenza della validità di tale affermazione: ogni cosa, ogni evento, ogni punto materiale o virtuale nello spazio-tempo di qualsiasi voglia dimensioni, segue un rigore logico. Si vede subito, nella meraviglia della natura e dell’universo, nella complessità dell’operare degli individui, nella perfezione di enti e oggetti che, naturali o artificiali, dimostrano la volontà ultima di seguire qualcosa o assecondare, anche a volte in maniera apparentemente imprecisa, un ordine stabilito. Lo stesso caos, appellativo di una serie di fenomeni complicatamente evoluti, appioppato (come se una definizione fosse una spiegazione!), da un osservatore sommario che volesse giustificarsi in partenza della sua limitata e umana capacità di comprendere, intuitivamente suscita una bellezza e un fascino altrettanto complessi e inspiegabili. Basta pensare alle imamgini colorate di frattali o le vorticose evoluzioni di un fluido in un altro.

Se tutto ha, quindi, una spiegazione che accontenti, anche se in parte, l’intelletto, allora quando ciò non avviene si ha frustrazione. L’infelicità che se ne produce non è quella infantile del bambino viziato che non può avere ciò che vuole o dell’adulto in astinenza che non ha ciò di cui ha bisogno; si tratta invece della consapevolezza inconscia che la mancanza di spiegazione comporta, oltre alla insoddisfazione per un bisogno fisico o intellettivo, anche all’impotenza di controllare e gestire l’evoluzione futura del fenomeno che si sta vivendo o osservando. Seguendo l’insegnamento baconiano, una mancanza di razionalità significa impotenza.

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