mercoledì 20 novembre 2013

Il giorno.

Un giorno di merd@, oggi. Da schifo il tempo, ti senti di schifo, novità di schifo. MA quello che veramente ti uccide, piano piano come i metalli pesanti, non è quello che ti succede all'esterno, ma quello che avviene nelle mura domestiche.
Sei solo, non sei capito, nessuno che ti ferma un attimo per dirti che hai, non-preoccuparti-ce-la-faremo, hai sempre me che ti sto vicina. Niente.
Anzi, aggingono merd@ a palate. Pretendono, ordinano, fanno ripicche, "funce" lunghe, attriti, sorrisini di sfottò...
L'età adulta me la immaginavo semplice, senza grandi progetti, serena, circondato da persone che mi considerassero, non mi torturassero. Ma se non vi piaccio come sono, non vi trattengo ne vi lego a me indissolubilmente: andatevene!

mercoledì 13 novembre 2013

Lo studio/3


Facebook è sicuramente un nuovo modo di comunicare e relazionare, tuttavia è sicuramente più adatto a fomentare populismi e qualunquismi.
Per esempio un commento come quello nell'immagine precedente mi fa pensare, alla luce del periodo storico che viviamo e per le caratteristiche tipiche della società italiana, di avere ragione. Infatti un'analisi critica metterebbe in evidenza che:

1) è vero che l'intelligenza non si studia; l'intelligenza, termine molto difficile da definire, è qualcosa che si ha e che si può, tuttavia, migliorare o addirittura non utilizzare, ma sicuramente esiste in molte forme e abilità. 
2) chi è risucito a mettere su un'azienda od un'attività di successo economico non è sicuramente stupido, anzi è un persona con notevoli capacità imprenditoriali e relazionali (un altro aspetto dell'intelligenza, assieme a quello musicale, artistico, matematico, spaziale....);ha sicuramente un'ottima abilità a fare soldi;
3) tuttavia, per necessità pratiche, avrà indubbiamente avuto bisogno di persone laureate o almeno specializzate e con un minimo di istruzione comunque in grado di svolgere le mansioni che le venivano offerte; queste decine di lavoratori, più istruiti, che non si sono arricchiti come il loro datore di lavoro, non sono sicuramente più stupidi (anche se potrebbere benissimo esserlo). L'intelligenza non ha unità di misura, per cui non ha senso quantificarla in dollari o, tantomeno, in posti di lavoro prodotti. 
4) Si confonde sempre (tipico del qualunquismo la mancanza di senso critico) l'avere con l'essere. A mio avviso essere e diventare non sono concetti equivalenti, come non lo sono essere e avere.
 Io, comunque, preferirei essere (!) simile ad (o meglio, abile come) un van gogh, un gandhi, un camilleri, un dottorando in matematica, etc., che ad un bill gates.

mercoledì 25 settembre 2013

Il regalo.

Peril tuo compleanno un regalo migliore di questo sms non potrebbe esserci:

Buon giorno!!! sono appena tornata a casa, Sophia è a scuola e Soraya nel passeggino che si mangia il lenzuolo. Buon lavoro!!!

martedì 6 agosto 2013

Il giudizio

E' curioso come cambia la propria visione della vita e  del mondo con l'età. Si nasce piccoli, sporchi e indifesi e il concetto elementare di felicità è legato al latte, al cambio di pannolino, all'affetto materno e al sonno. Nient'altro. Poi cresci e con te anche i tuoi bisogni e anche certe piccole sensazioni di inappagamento: mi piacerebbe questo, vorrei avere questo, non ho provato quello.... Cresci con la sensazione, più o meno marcata, che ti manca qualcosa, che magari possiede qualcun altro, che magari non puoi e non potrai avere. E questo genera altre sensazioni, gelosie e invidie, odii e ripicche. Cresci e invecchi, senza che te ne accorgi, e continuano a cambiare le tue necessità, spostandoti tra posizioni che ritieni, col senno di poi, decisamente agli antipodi tra di loro.
Sei un adolescente e scopri come essenziale avere amici, tanti amici, ma avere anche molta considerazione dagli amici, essere considerato simpatico, socievole, il membro del gruppo, insomma. Poi trovi la ragazza: il turbinio di emozioni, la scoperta dell'amore fatta con piccoli passi, il capogiro provocato dai tabù, la sicurezza su quello che deve diventare, su come devi comportarti, come deve essere perfetto tutto, ordinato secondo costume, poetico secondo tradizione e reale secondo volontà. Tante sinapsi che ti portano a vedere il mondo piccolo, a non bastarti neanche la luna, se te la portassero su un piatto d'argento, a sentirti d'essere un leone inferocito. 
Intanto cresci e il tempo avanza inesorabile, logorante. Crescono le tue insicurezze, compaiono le tue fobie; dentro, ma molto in fondo, la parte di te più autolesionista comincia pian piano a farsi sentire. Cerchi affonnosamente di diventare maturo, ma lentamente, scopri che sei come una barchetta nell'oceano, lontano da tutti, in balia dei pericoli, senza stelle che ti indichino la direzione. Constaterai più tardi che ti sei perso, nel mare della tua vita.
Ti ritrovi così ad essere un banale adulto, dove tutte le tue ambizioni più avveniristiche sono banali: una casa, una persona (magari una sola) che ti considera come qualcosa di interessante (neanche un "qualcuno"), un periodo di serenità, la salute per te e gli altri. Il desiderio più grande è la pace, ovvero la contemporanea e prolungata presenza di considerazione, stima; l'assenza di problemi, di confusione, di guai, di paure, l'appagamento di un lavoro decente e dignitoso oltrechè compatibile; la sensazione di ricevere affetto sincero e di sentirti importante a prescindere, non necessario per forza. Se, poi, gli estranei non ti considerano stupido, fallito, inutile, inaffidabile, ignorante... beh sarebbe il top.

Forse chiedi così troppo, chiedi molto di più di quello che prima era poco e forse normale. Tuttavia penso che basterebbe che tutti la finissero di sentirsi magistrati e formulare giudizi e sentenze, bastasse che tutti si facessero gli affari propri; in particolare, quelli più vicino a te, non penso che incontrerebbero molta fatica a cercare di capirti, ad accettarti per quello che sei, a starti vicino, anche se dai l'impressione di voler stare lontano, a dirti:"non preoccuparti, non succederà nulla di strano, tutto va bene così e anche se tutto non è perfetto tu sei meraviglioso, non avere confusione, ma prova a fare così e così, io ti starò vicino, sempre.". Basta solo questo, diventato adulto; niente soldi, niente potere, niente titoli o foto in prima pagina.

lunedì 8 luglio 2013

Il nulla.

Mi chiedo quale sia la differenza tra il nulla e il caos e più in generale, tra due opposti in antitesi.
Ad esempio, cosa cambia tra la rabbia e la calma? entrambi ti deprimono tanto da sconfiggerti radicalmente; entrambi ti fanno rendere conto di quanto sia fragile e inutile ogni vanità attiva e ogni insistente debolezza; entrambi picchiano violentemente la tua esistenza tanto che alla fine ti ritrovi a scrivere inutili scempiaggini.
Nulla è la differenza tra entrambi se nulla è la reazione ad ogni abuso, se nulla è ogni mutazione nel comportamento, se nulla è la sensazione che tutto cambierà e migliorerà.
Ti picchiano duro tutti; insistentemente ti offendono l'intelletto e ti vanificano la dignità; il turbinio degli attacchi è come la ruina di una bolgia dantesca, costante e confusa.
Così non ci può essere differenza tra il nulla e il caos: in entrambi non puoi scorgere il dettaglio, non puoi capire cosa ti fa più male se la tua fallimentare esistenza o l'impreciso e furente attacco degli altri.
E fin quando sarà nullo il tentativo o sbagliata la reazione, nullo sarà il risultato: il caos rimarrà.

Lo studio/2

 
Studiare nobilita, fa sentire migliori, fa apprezzare ogni sacrificio immenso che si fa, ogni momento di ansia, la mancanza di pause e "ferie" vere e proprie è ripagata da una gratificazione che nessun lavoro può dare. Ogni sacrificio che si fa per lo studio è un'occasione fondamentale di crescita e le forze impiegate per raggiungere risultati scolastici e universitari sono tra le forze meglio incanalate della vita. Al diavolo il riscontro, quello sicuro verrá.

martedì 23 aprile 2013

Il nodo


Ti attanaglia la gola, quasi che ti renda difficile respirare. Tantissime situazioni da sbrigare, ma il numero o la loro banalità ti disarma, e non sai come iniziare, continuare e portare a termine. Ti sei perso, bloccato nella tua goffagine e banale sapienza. Ti senti inerme e inutile, e scorrono calde, senza senso.
Eppure eri una grande promessa, nutrivi grandi speranze, avevi dei sogni. Ora ci sono solo i sospiri, respiri angosciati di inedia.
Non ti mancano le opportunità, hai tante belle capacità, qualcuna non proprio comune, bravissimo in matematica e in analisi, appassionato dell'information technology, preparato in elettronica, telecomunicazioni, programmazione base e, per certi aspetti, avanzata. Eppure non combini nulla, ti rodi nelle vicende quotidiane, rosolato nell'indifferenza altrui, odiato, schifato, giudicato, sopportato. Pretendi tutto, però.
Lo sai quale potrebbe essere una via d'uscita: piano piano completa gli studi - sono pochi esami, suvvia - cercati un lavoro banale, anche insegnante, magari per cominciare, poi prendi coraggio e lanciati verso mondi più eccitanti. Sforzati, vinci te stesso, altrimenti, se continua così, sarà lui a vincere su di te.

sabato 13 aprile 2013

L'urto



Nei principi fondamentali della Dinamica classica, elegantemente elaborata nel XVII secolo da individui di un certo spessore intellettuale, si afferma, sostanzialmente, che l'energia non si distrugge, ma si conserva trasformandosi in altre forme all'interno dello stesso sistema. Questa apparentemente banale considerazione spiega astrattamente le sensazioni dolorose che, in un evento per nulla sperimentale, il mio torace, soprattutto il lato sinistro, ha provato dopo un urto e una successiva compressione dovute a repentine, maldestre e, soprattutto, distratte manovre con mezzi meccanici.
Tuttavia, la nobile Teoria newtoniana non spiega il prolungarsi del dolore, tale da rendere difficili e impacciati i movimenti, quasi robotizzati, nonchè il conseguente dolore psicologico per le cure e l'empatia che (non) mi hanno trasmesso le persone circostanti.
Meno male che la fisica è tutta in divenire.

giovedì 21 marzo 2013

La provincia

Io e la mia “provincia” siamo incompatibili: troppa mentalità antica e ipocrita, fatta di cose banali, piccole invidie, reazioni incomprensibili, scarsi stimoli culturali, diffidenze…nella città invece uno si ritrova “diluito” tra le moltitudini  le novità, l’anonimato, il tam-tam, le tante cose da vedere e da fare e da scoprire.
E dire che sono un tipo introverso che ama molto la tranquillità della campagna.

La stanchezza.

Ti sfinisce questa situazione nella quale, ogni volta, ogni azione, è giudicata ed è soppesata in merito ad un gruppo di persone. Già dalle tue parole: "Tu sei così", "Noi, invece abbiamo un piccolo pezzettino, una piccola parte in comune". Ecco questa contrapposizione mi deprime (proprio nel senso letterale) che, alla fine, ti manca pura la voglia di reagire, di scrivere, di difenderti. Tanto ti scuote dentro e ti appassisce che poi ti senti in colpa e vai chiedere scusa chè non volevi dire quello che hai detto. Ma perchè che hai detto? Che gli altri non ti appartengono, ma appartieni agli altri?

E pensavo che l'amore unisse, che producesse una nuova famiglia, non ti allargasse solo le parentele.

sabato 9 marzo 2013

La fuga

Mi sento come un pesce fuori dal proprio habitat. I vicini, gli amici, i parenti, le persone che mi stanno attorno, tutte sono riuscito a mettermele contro, un po' per accidia intellettuale e sociale, un po' spinto dal disinteresse di altri. Mi ritrovo fuori da tutti e dalla vita di tutti, chiuso volontariamente come un riccio a fuggire dai giudizi e dai problemi, dalle sfide e dalle pressioni.Tutti ti vogliono per qualcosa, mai disinteressatamente e tutti sono sempre pronti a pontificare e giudicare: mai ognuno che si guarda le prorpie azioni. Certo lo sbaglio è sempre mio, in quanto cerco sempre di piacere alle persone, offrendomi, ubbidendo, cambiandomi e adeguandomi al loro ambiente, al loro linguaggio e modo di fare che, nel mio inconscio so di ripudiare, poi però, dopo tempi di servilismo, mi ritrovo invischiato e se cerco di svincolarmi vengo giudicato e punito. Il pensiero di loro allora invade la mia testa, frullandomi di continuo e impedendomi di ragionare serenamente.
Allora scappo. Lontano, rifugiandomi con me stesso soltanto. E più tempo passa e più sento il distacco e la diversità con tutte le persone.
A questi si aggiungono i veri problemi che mi sono creato, un po' per inesperienza e un po' perchè in fondo sono imbecille, con tantissima pancetta coppata sugli occhi; la paura di sbagliare mi perseguita sempre, mi impedisce di buttarmi su qualsiasi impresa e, qualora capiti qualcosa, mi rende talmente deconcentrato e inebetito che tutti gli imprevisti mi distruggono e creano situazioni molto problematiche. La soluzione di tali problemi, che coinvolge poi sempre più persone, quasi allargandosi a amacchia d'olio, me la porto dietro poi per molto tempo, con la paura di affrontarli seriamente, sapendo tuttavia che più tempo passa e più difficile diventa risolvere.
Potrò migliorare un giorno? rielevandomi culturalmente e personalmente, diventando una persona migliore, sentendomi realmente una persona migliore? - Lo spero ardentemente, ma noto con mio dispiacere che sono solo. I più intimi non capiscono o, forse, sono io che sono sordo.

mercoledì 13 febbraio 2013

L'amare

Pioggia, tanta pioggia. Non è di quelle che lava via le brutture e disinfetta le ferite. No, non direi.
Ci vorrebbe tanta acqua per togliere via lo sporco grigio, quello che ottenebra gli occhi della conoscenza e della verità.
La verità di capire. Non cosa significa amare, ma, cambiando i ruoli, che cosa vuol dire essere amati?
E' innegabile, come postulato dell'esistenza coerente, che le persone che stiano assieme e decidano di convivere per il resto della vita, facendo comunione delle ricchezze, delle gioie, delle sofferenze, delle scelte e dei momenti della loro vita, tutti i giorni e per sempre, siano persone che si amano. Debbono essere persone che si amano, si spera.
E allora, a parte l'abitudinario, tanto basta per dimostrare ad una persona afflitta che si è amati fino in fondo?
O meglio, rigirando la domanda, cosa o quali cose o quando o come una persona deve sentirsi amata?
E ancora, come deve essere l'amore che il partner rivolge all'altro partner perché quest'ultimo si senta amato, e non solo protetto, servito, accompagnato e accontentato?

Già, perché ci chiediamo quotidianamente cosa vuol dire amare un'altra persona, ma possiamo anche banalmente e umilmente chiederci cosa vuol dire essere amati. La domanda che ci poniamo non è se ci sentiamo amati, in quanto la risposta risiede intimamente e celatamente nascosta nel nostro cuore assieme a quella della domanda opposta. La domanda è semplice e universale nello stesso tempo: ma ci ama?

The trouble

L'incipit è stato
trionfale.
Grandi cose faremo.
Per passare a banalità
feroci
come lo schifo
che provi.

Niente di strano
se aggiungi,
vivacemente,
la metafora
del pezzo di carne.

Niente di strano
se giudichi,
senza appello,
che non ti
faccio sentire
importante.

Niente di strano,
se non è solo sensazione,
quando accusi
che non
ero ancora pronto
come se ti avessi trascinato io.

Niente di strano,
quando istericamente
concludi che
sono un fallito,
sono una minchia,
senza palle.

L'incognita è,
semmai,
nell'affermare,
anzi,
nel volere
continuare
per fare ancora un'altra
grande avventura.

Allora tutto quello
che è stato fatto
ha un senso?

Allora ti piace
prenderti in giro?

O forse no?
me lo fai credere
per prendermi in giro.

Quando di sottecchi noto
uno sguardo strano 
in persone
a te familiari
che hanno
complicità
con i tuoi pensieri,
allora capisco
allora comprendo
che io sono
il solo
che non sa:
detto da te,
mai farai
con me
ciò
che potrebbe diventare
come me.
 
Il mistero non è.
Sono io che
lo immagino,
lo sogno,
lo mistifico
per renderlo tale.

Al Poeta
piacque moltissimo
l'astro lunare,
quasi ad innamorarsene.

Nulla importa se
noiosamente
la stessa faccia sempre mostra.

Nulla importa se
ciclicamente
se ne infischia sempre
di tutti e tutto.

Nulla importa.

A lui piace così,
nè mai oserebbe
prendersela con Lei
per il suo essere
placidamente
eterea.

A lui piace così,
nè mai Le chiederebbe
di stravolgere
il cosmo
per cambiare posizione.

A lui piacque così.
Nessuno può
stancarLo.

Il resto è abitudine.





sabato 9 febbraio 2013

Lo studio


Il migliore investimento che ciascuno di noi dovrebbe fare per la propria vita, è quello di applicarsi tenacemente nello studio, in modo da acquisire gli strumenti culturali, scientifici e tecnici essenziali per riflettere, dibattere e decidere per il meglio in merito alle diverse vicende che riguardano noi stessi, il nostro lavoro, le nostre famiglie e la società in cui viviamo.