venerdì 29 agosto 2014

Le formiche

Il giorno dopo tornavo sempre a controllare i formicai che avevo devastato. Con mia sorpresa - ma cosa non ti sorprende quando sei un bambino - notavo che le formiche non solo erano ancora lì, ma avevano ricostruito tutto, il buco, la montagnola di terra, le file disciplinate, i carichi. E se proprio avevo devastato la loro tana, l’avevano ricostruita, gemella, a pochi passi.
C’è sempre un nuovo inizio, sembravano dire. Se segui le regole, il lavoro, anche nel tuo piccolo, nel tuo essere formica, puoi sempre ricominciare, qualcosa di nuovo lo costruisci. Non c’è disgrazia che tenga. L’importante è svegliarsi dal torpore, non sbandare come ubriachi, fare il proprio dovere fino in fondo.

Puoi sempre ricominciare, dicono le formiche.

Il fallimento


Mi sento come in un brutto romanzo di Kafka. Mi rimproverano tutto. Ebbene lo ammetto: non sono perfetto. Tuttavia, non ha senso prendersela con me per sbagli che ho fatto in passato e, da cattiva moralista, fare sbagli peggiori su di me. Una specie di pena del contrapasso a distanza di tempo.
Però, ogni giorno, in maniera imprecisa (questo è da ammettere), ma comunque convinta, cerco di costruire, passettino dopo passettino, quello che tu vuoi, allontanandomi dal mondo in cui violentemente ti ho portato. In questo mondo io ti ci ho convinta a stare, ma non ti ho obbligato a rimanerci e, comunque, cerco sempre di capire il modo di farti sentire padrona (almeno della parte che ci compete), di assecondarti in tutte le tue scelte, anche in quelle che so non sono proprio tue, di annuire alle tue spropositate e contorte decisioni, di farti sempre contenta. Mai ti ho obbligato a seguirmi, mai ti ho costretto a fare qualcosa, prendere una via, bere un amaro calice. Mai ti ho trasmesso le mie paure, le mie ansie, mai i miei timori, le frustrazioni, le prepotenze che soffrivo.
Mai ti ho detto quanto certe scelte fossero torturanti, quanti problemi penso mi abbiano prodotto, quante volte ho sentito la mia dignita di uomo e di marito e di padre essere schiacciata, mai ti ho detto che mi sono sempre sentito in fondo a alla scala delle persone della tua via, dietro i tuoi oracoli, i preferiti, quelli che sono intoccabili e quelli che è sempre giusto quello che dicono. Questi ci sono stati sempre, sin dall'inizio del nostro rapporto.
Eppure a torto e senza mai dimostrami prove, mi hai rimproverato queste cose.
Mai fai un confronto con il legame spropositato che hai con la tua famiglia. Si, perchè per te è un rifugio.
Mai ti sei posta il problema di quando e quanto mi facessi sentire importante? Mai di quanto mi capissi? Mai di dirmi o dimostrami quanto mi amassi? Tutta ironia la mia; tuttavia questo hai  sempre voluto che ti dimostrassi io! Io almeno ci tento, goffamente e mediocremente! Apprezza lo sforzo e il fatto che sono convinto che forse ho sbagliato. Ma tu?

Qeullo che capisco, perchè lo vivo quotidianamente, è che è difficile, doloroso, frustrante, cercare di volerti bene, cercare di farti contenta e di capirti e allo stesso tempo essere roso dal fatto che da parte tua è tutta necessità, non naturalezza.