domenica 24 luglio 2011

Matrix docet




non mi dica che è l’amore, illusioni, sig. henderson, temporanei costrutti del debole intelletto umano che cerca disperatamente di giustificare un’esistenza priva del minimo significato, ogni costrutto è artificiale quanto matrix stessa, anche se devo dire che solo la mente umana poteva pensare un a scialba illusione come l’amore……” (Matrix revolutions)

sabato 16 luglio 2011

Il fiato.


Incroci il suo sguardo e ti blocchi. Il cervello e il mondo istantaneamente si fermano. Ti manca il fiato per quell'attimo. Brevissimo ma intenso, che ti strugge, magari ti stupisce, ma ti prende.
Ti perdi in quel blu, vorticoso mare, onde altissime e vento di tempesta ti spazzano via, portandoti su lidi franosi.
La ami sempre, sempre di più. Sospiri e pensi: ma Lei mi ama magari altrettanto? Pensieri inutili e distruttivi si affollano sul lobo temporale: macchè non mi ha mai amato; gli altri vengono prima; la lontananza rafforza un rapporto e fa capire veramente quanto qualcuno o qualcosa sia importante; ma che vuole da me, io non sono un grande uomo, non posso fare miracoli, non ci capisco nulla.
Piccolo e ingenuo, testone e permaloso, superbo ed egoista. Questo sono.
E Lei invece è piena zeppa di difetti, potrebbe comportarsi meglio con me, potrebbe mitigare un po', essere più comprensiva, capirmi, comprendermi, toccarmi, coccolarmi, seguirmi, ascoltarmi, amarmi. Potrebbe molte altre cose, potrebbe essere perfetta, come vorrei io, come la Gioconda di quell'artista.
Invece, guardi quel blu. Più belli delle stelle roteanti nel dipinto di quel tale genio impazzito.
Ma l'amore di per sè è perfetto? Genera perfezione? Sicuramente genera sentimenti emozioni, passioni; genera apprensione, ansia, speranza, genera confusione e caos.
Ti accorgi, quotidianamente che Lei è molto meglio di te. Lei e solare, decisa, intelligente. Lei è anni luce diversa da te. Lei è perfetta, sei tu che devi migliorare. E questa distanza distrugge, svuota, sfianca.
Resta solo la speranza in questa spiaggia desolata, quella che si concretizzi la remota possibilità che un giorno, anche se lontano, possa finalmente essere tua, in rapporto pari, stabile, intenso.

Il puntino.

Dove siamo, dove andiamo, chi incontriamo. Ti fermi un attimo e ti volti indietro a scrutare nel grigio qulacosa, per capire, per sapere. Sbaglio, faccio bene, tutto a rotoli, ma tutto però non va male.
Alcuni ti giudicano, altri ti invidiano, altri ci scherzano su: ma sei scemo, ma come fai a lamentarti?
Già. Eppure sento che qualcosa non và, non negli altri, ma in me. Il problema sono io, si sto bene, tutti stiamo bene, ma mi manca qualcosa.
Ma che dici? Ti ripetono, stupidamente. Hai tutto, tutte le piccole cose che non tutti hanno. Almeno non tutte assieme.
Ma qualcosa non và; forse sono gli altri, ma più specificatamente sono io.
Rivoluzioniamo, cambiamo, tentiamo. Insomma facciamo, perchè, in modo antigattopardiano, tutto rimanga lo stesso, ma cambi, migliori. Perchè tutto sia percepito come migliore, perchè si trovi (senza il "si" magari) un punto di equilibrio.
Niente successi nè palcoscenici, niente donne prostrate e dispnibili, niente adulazioni, niente inutili ricchezze e materialità vuote di sentimenti e speranza. Niente di tutto ciò, solo un po' di equilibrio, per le emozioni, per le passioni, per i sentimenti, per gli studi, per la famiglia, per gli affetti, per me.
Nient'altro.