mercoledì 13 febbraio 2013

The trouble

L'incipit è stato
trionfale.
Grandi cose faremo.
Per passare a banalità
feroci
come lo schifo
che provi.

Niente di strano
se aggiungi,
vivacemente,
la metafora
del pezzo di carne.

Niente di strano
se giudichi,
senza appello,
che non ti
faccio sentire
importante.

Niente di strano,
se non è solo sensazione,
quando accusi
che non
ero ancora pronto
come se ti avessi trascinato io.

Niente di strano,
quando istericamente
concludi che
sono un fallito,
sono una minchia,
senza palle.

L'incognita è,
semmai,
nell'affermare,
anzi,
nel volere
continuare
per fare ancora un'altra
grande avventura.

Allora tutto quello
che è stato fatto
ha un senso?

Allora ti piace
prenderti in giro?

O forse no?
me lo fai credere
per prendermi in giro.

Quando di sottecchi noto
uno sguardo strano 
in persone
a te familiari
che hanno
complicità
con i tuoi pensieri,
allora capisco
allora comprendo
che io sono
il solo
che non sa:
detto da te,
mai farai
con me
ciò
che potrebbe diventare
come me.
 
Il mistero non è.
Sono io che
lo immagino,
lo sogno,
lo mistifico
per renderlo tale.

Al Poeta
piacque moltissimo
l'astro lunare,
quasi ad innamorarsene.

Nulla importa se
noiosamente
la stessa faccia sempre mostra.

Nulla importa se
ciclicamente
se ne infischia sempre
di tutti e tutto.

Nulla importa.

A lui piace così,
nè mai oserebbe
prendersela con Lei
per il suo essere
placidamente
eterea.

A lui piace così,
nè mai Le chiederebbe
di stravolgere
il cosmo
per cambiare posizione.

A lui piacque così.
Nessuno può
stancarLo.

Il resto è abitudine.





Nessun commento:

Posta un commento