martedì 6 agosto 2013

Il giudizio

E' curioso come cambia la propria visione della vita e  del mondo con l'età. Si nasce piccoli, sporchi e indifesi e il concetto elementare di felicità è legato al latte, al cambio di pannolino, all'affetto materno e al sonno. Nient'altro. Poi cresci e con te anche i tuoi bisogni e anche certe piccole sensazioni di inappagamento: mi piacerebbe questo, vorrei avere questo, non ho provato quello.... Cresci con la sensazione, più o meno marcata, che ti manca qualcosa, che magari possiede qualcun altro, che magari non puoi e non potrai avere. E questo genera altre sensazioni, gelosie e invidie, odii e ripicche. Cresci e invecchi, senza che te ne accorgi, e continuano a cambiare le tue necessità, spostandoti tra posizioni che ritieni, col senno di poi, decisamente agli antipodi tra di loro.
Sei un adolescente e scopri come essenziale avere amici, tanti amici, ma avere anche molta considerazione dagli amici, essere considerato simpatico, socievole, il membro del gruppo, insomma. Poi trovi la ragazza: il turbinio di emozioni, la scoperta dell'amore fatta con piccoli passi, il capogiro provocato dai tabù, la sicurezza su quello che deve diventare, su come devi comportarti, come deve essere perfetto tutto, ordinato secondo costume, poetico secondo tradizione e reale secondo volontà. Tante sinapsi che ti portano a vedere il mondo piccolo, a non bastarti neanche la luna, se te la portassero su un piatto d'argento, a sentirti d'essere un leone inferocito. 
Intanto cresci e il tempo avanza inesorabile, logorante. Crescono le tue insicurezze, compaiono le tue fobie; dentro, ma molto in fondo, la parte di te più autolesionista comincia pian piano a farsi sentire. Cerchi affonnosamente di diventare maturo, ma lentamente, scopri che sei come una barchetta nell'oceano, lontano da tutti, in balia dei pericoli, senza stelle che ti indichino la direzione. Constaterai più tardi che ti sei perso, nel mare della tua vita.
Ti ritrovi così ad essere un banale adulto, dove tutte le tue ambizioni più avveniristiche sono banali: una casa, una persona (magari una sola) che ti considera come qualcosa di interessante (neanche un "qualcuno"), un periodo di serenità, la salute per te e gli altri. Il desiderio più grande è la pace, ovvero la contemporanea e prolungata presenza di considerazione, stima; l'assenza di problemi, di confusione, di guai, di paure, l'appagamento di un lavoro decente e dignitoso oltrechè compatibile; la sensazione di ricevere affetto sincero e di sentirti importante a prescindere, non necessario per forza. Se, poi, gli estranei non ti considerano stupido, fallito, inutile, inaffidabile, ignorante... beh sarebbe il top.

Forse chiedi così troppo, chiedi molto di più di quello che prima era poco e forse normale. Tuttavia penso che basterebbe che tutti la finissero di sentirsi magistrati e formulare giudizi e sentenze, bastasse che tutti si facessero gli affari propri; in particolare, quelli più vicino a te, non penso che incontrerebbero molta fatica a cercare di capirti, ad accettarti per quello che sei, a starti vicino, anche se dai l'impressione di voler stare lontano, a dirti:"non preoccuparti, non succederà nulla di strano, tutto va bene così e anche se tutto non è perfetto tu sei meraviglioso, non avere confusione, ma prova a fare così e così, io ti starò vicino, sempre.". Basta solo questo, diventato adulto; niente soldi, niente potere, niente titoli o foto in prima pagina.

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